venerdì 11 giugno 2021

Viaggio introspettivo: Spigolo delle Bregostane - Pala del Docioril

Mi è stato necessario qualche giorno per elaborare nel modo corretto le sensazioni che mi ha dato percorrere questa via. in genere si va per arrampicare, ci si concentra su questo, sulle difficoltà che si incontreranno, sulla chiodatura, sul percorso e ovviamente sulla bellezza del percorso. Qua, nella solitaria Val d'Udai, accade qualcosa di diverso. L'ambiente naturale è di prim'ordine, ci sono cascate e solchi profondi, l'occhio si perde e si distrae spesso per analizzare e immagazzinare il contesto. E' metà giugno, in giro non si vede nessuno, ma credo che anche in piena stagione estiva quassù ci sia davvero poco traffico. L'avvicinamento è lungo, sono 700 metri di dislivello da percorrere tutto d'un fiato, l'ultima parte per guadagnare la base dello spigolo è ripida e sembra non finire mai. Già qua si capisce che questa uscita è un viaggio introspettivo dentro se' stessi, siamo fuori dai normali contesti dove si arrampica, a un'abisso di distanza dal Lagazuoi piuttosto che dalle Torri del Sella. La via scorre velocemente, qualche dubbio sul percorso comunque logico fa perdere un po' di minuti ma rimaniamo nei tempi schivando anche la pioggia. In cima allo spigolo ci accoglie il sole, le nuvole scure che ci avevano fatto intimorire se ne sono andate. Siamo sui prati sommitali, non è un caso che ora siamo illuminati da una splendida luce, tra fiori, marmotte e una geologia incredibile. Non è un caso perchè dobbiamo vedere bene cosa ancora le Dolomiti possono dare, un ambiente così selvaggio al punto da sembrare inospitale a pochissimi chilometri dagli impianti da sci e dal traffico insostenibile. Potrei trovare un paragone immediato solo con la zona di Mondeval e Piz del Corvo (Val Fiorentina). Ecco forse allora qua ci si accorge che il tempo potrebbe ancora scorrere lentamente, camminando sul filo di un crinale per andare ad osservare un solitario albero sull'orlo del burrone. La leggenda vuole che qua ci siano le Bregostane, le streghe. Ma posso anche immaginare che non ci voglia molto a suggestionarsi stando qualche ora qua su in cima, magari da soli e con il brutto tempo. E il tentativo di scendere velocemente verso valle è anch'esso un illusione. Scendendo per i ripidi prati verso sud-est si arriva ad una baita appena ricostruita, c'è un montanaro di quelli veri che sta spaccando la legna. Graziano ci invita per un bicchiere, si meraviglia quasi di vedere qualcuno in discesa dopo la via "dal Bregostani". E' giunta l'ora di salutarsi, un po' per scherzo e forse anche un po' no, ci racconta che suo nonno la strega l'ha vista davvero. Infatti....bisogna tenere gli occhi ancora ben aperti, non c'è una comoda mulattiera per scendere ma un sentierino che affaccia su profondi canaloni, occorre fare attenzione. Poi la traccia si fa sentiero più marcato e si ritorna sull'avvicinamento fatto al mattino. Rimarrà comunque ancora in corpo a lungo la sensazione di aver fatto un viaggio dentro la montagna, molto profondo. E nel momento in cui gradualmente si è si assimilato tutto questo, improvvisamente ci si accorge di aver ritrovato se' stessi. Breve relazione: Avvicinamento da Mazzin di Fassa 1372 metri seguendo la strada forestale CAI 580 fino a quota 1720, oltre le cascate del Satcront. Cartello bianco ad un bivio con scritto Soscorza. Ora a destra su sentiero ben marcato, alcune piante con segni di vernice blu. Dopo una ripida salita il sentiero diviene più pianeggiante. C'è un ometto, si sale verso sinistra ripidamente il pendio che porta alla base dello spigolo. Traccia molto incerta nel bosco, si sta sempre a ovest di un canalone tra alberi e massi, ultima parte su terreno più aperto in vista della via. Lo spigolo appare subito molto affilato e verticale, c'è un fix di partenza poco visibile lato canale, che è più idoneo utilizzare come prima protezione. La via è chiodata abbastanza bene, per contro non è sempre facile trovare le protezioni. Si arrampica sempre su terreno verticale ed esposto, il grado V è abbastanza prevalente. In genere i passaggi più difficili sono protetti (fix o chiodi), tranne la partenza del camino a campana del terzo tiro. Qua servono nuts medi e friends grandi (2 e 3) per proteggersi in modo adeguato. Molto utili anche dei cordini aperti per le clessidre che ogni tanto si incontrano. Le soste sono sempre ben attrezzate con fix, chiodi o clessidre, in genere evidenti. La via si capisce che non è molto frequentata, la roccia è buona ma alcuni tratti richiedono attenzione anche alla luce delle protezioni distanti. Il quarto tiro si potrebbe definire quello chiave e il più sostenuto (breve strapiombo, fessura e placca verticale). Il settimo tiro presenta roccia gialla marciotta ma è più facile di quello che sembra. Ultimo tiro (ottavo) con difficile uscita strapiombante dopo un breve diedro, sicuramente V+ anzichè il V- dichiarato. Per raggiungere i prati sommitali è necessario seguire per tracce il crinale, ci sono dei passaggi di III grado per nulla banali su terreno incerto. Per la discesa raggiungere una sella a monte, oltrepassarla fino a guadagnare una quota di circa 2320/2350 metri e affacciarsi verso Sud. Ora individuare la baita di Graziano quota 2180 m e raggiungerla cercando il terreno meno ripido e scivoloso (direzione sud-est). Sotto la baita verso sud si diparte la traccia di discesa, che diventerà sentiero in corrispondenza di una baita più grande a quota 1934 m. Da qua a ritroso fino all'ometto e poi per il percorso effettuato al mattino. Bella arrampicata, indispensabile sapersi muoversi su V grado senza patemi, richiesta pratica nell'uso di protezioni veloci. Considerare l'impegno totale della giornata tra avvicinamento, arrampicata e discesa. Con Gec, che anche questa volta si è fidato delle mie previsioni meteo e della scelta dell'itinerario.

Nessun commento:

Posta un commento