Non posso fare altro che avere parole di elogio per questa via. Ne avevo sempre sentito parlare, l'avevo anche vista da vicino, l'avevo sempre scartata perchè il grado non era il mio ma era comunque rimasta nella lista, in attesa. Poi esce la combinazione giusta e si prova. Solo il meteo mi farà dannare e perdere il sonno. Quante ore passate sulle mappe per capire a quale minuto di quale ora sarebbe arrivo il castigamatti da Ovest. Ad un certo punto mi fisso mentalmente questo momento nelle ore 14. Arriviamo in Val di Fassa molto tardi il giovedì notte, segue discreta dormita in furgone. La luna piena illumina a giorno, cielo sgombro da ogni nuvola. Al risveglio ore 6 la situazione è analoga e ci da' la spinta giusta per provarci, non avrebbe senso altra scelta. Affrontiamo la mezzora rimanente di viaggio per radunare le idee su materiali e divisione dei tiri. Gec farà i due tiri più duri (L4, L5) e io gli altri di V (L3, L10). Poi gli altri come viene. Siamo i primi a parcheggiare, non vediamo nessuno in giro. Alle 8 c'è il calcio d'inizio, parto io sul primo tiro facile di III+. Passo il comando al compagno sul secondo tiro di IV, che è già più verticale e con qualche sezione da proteggere. Eh si perchè la via è chiodata ma è necessario se non obbligatorio integrare con nuts (molto adatti su questa via) e friends. Sul terzo tiro un passaggio qualche metro dopo il primo chiodo mi impegna particolarmente, ma in realtà basta sempre seguire la logica, ovvero cercare il facile nel difficile. La fessura è ancora lunga, un V molto sostenuto che non molla fino alla scomoda sosta. Arrampicata tecnica ed ariosa, da gustare un metro alla volta. Qualche passaggio un po' unto ma mai fastidioso. Gec parte dalla sosta su L4 forzando subito uno strapiombetto, poi per fessure anche da proteggere e lame si guadagna la sosta sulla sinistra prima del tiro chiave. Alcuni passaggi impegnativi su terreno verticale se non strapiombante, lunghezza entusiasmante. La partenza di L5 stranamente non mi incute timore mentre vedo il compagno salire e poi scomparire dietro lo spigolo. Ci sono chiodi e cordoni da trazionare e sono solo 12 metri. Lascio la sosta e mi ritrovo in un attimo in partita, subito faccio un parallelo con il buon Erich Abram e me lo immagino qua con chiodi, martello e cunei di legno. Non credo che a lui interessasse il 6b in libera in quel momento. La sua visione era di passare al di là di questo strapiombo e accedere alla parte superiore e completare la salita di questo splendido spigolo. Allora faccio uguale, con un mix piacevole tra arrampicata libera di V+ e A0 utilizzando qualche cordone in un attimo sono in sosta. Chissà se il grappolo di cunei nella fessura sono quelli della prima salita, in ogni caso un vero museo dell'alpinismo a cielo aperto. La sesta lunghezza è facile e su roccia stupenda, aleggia un po' quella sbagliata idea che la via ormai è una passeggiata. Eh no! Dopo altri due tiri tutti da arrampicare, alla fine di L8 giunti a una forcella con cengia si entra nella temuta fase del dove passerà la via e cosa dicono le relazioni. I fogli corrono tra le mani in cerca della soluzione, che per quanto ovvia, va trovata solo in un modo....salendo. Nona lunghezza molto interessante, sopra una sosta intermedia si evita il duro (allungare bene le protezioni) traversando verso sinistra e poi salendo nuovamente a destra. Tiro non difficile ma da leggere bene. Qualche chiodo aiuta a confermare la giusta linea. Si può tranquillamente scomodare il V-. Il diedrino liscio di L10 lo prendo in carico io. Al chiodo arancione di forza a destra, poi in verticale, segue traversino esposto a sinistra. Si giunge a un pulpito. Con decisione, facendo uso a man bassa di nuts e friends si percorre una fessura di quelle severe ma giuste fino a giungere a una zona detritica alla base di una barriera gialla. Dai il peggio è fatto, ora con due tiri sul IV grado saltiamo fuori dallo spigolo. Sono le 14, la via l'abbiamo salita in 6 ore. Le 4 ore dichiarate da alcune pubblicazioni mi lasciano abbastanza perplesso. Iniziamo a mettere via il materiale, ma.....in un attimo il sole ci saluta e il nero fronte sta arrivando. Beh c'è da dire che le mappe Cosmo, Lamma ecc e pure 3B Meteo l'avevano anche detto...Tra Col Rodella e Sassolungo è già acqua, qualche tuono ci fa velocizzare le operazioni e ci incamminiamo di gran carriera sulla Cengia dei Camosci. Quando siamo al cavo d'acciaio che è perfetto per fare massa per fortuna il temporale ha girato più a Nord e ci lascia tranquilli anche sulle discesa in corda doppia. Poi via quasi correndo giù per il ripido sentiero verso il posteggio. Le gocce si fanno sempre più grosse, il nero incombe, la luce sfuma in quello strano colore giallo che lascia pochi dubbi. A 100 metri dal furgone cambia la musica, ma siamo svelti e saltiamo dentro alla nostra venerata gabbia di Faraday. Anche stavolta è andata! Veramente contenti e soddisfatti, ma ci siamo detti...la prossima volta solo con l'alta pressione....sarà poi vero?
venerdì 25 giugno 2021
venerdì 11 giugno 2021
Viaggio introspettivo: Spigolo delle Bregostane - Pala del Docioril
Mi è stato necessario qualche giorno per elaborare nel modo corretto le sensazioni che mi ha dato percorrere questa via. in genere si va per arrampicare, ci si concentra su questo, sulle difficoltà che si incontreranno, sulla chiodatura, sul percorso e ovviamente sulla bellezza del percorso. Qua, nella solitaria Val d'Udai, accade qualcosa di diverso. L'ambiente naturale è di prim'ordine, ci sono cascate e solchi profondi, l'occhio si perde e si distrae spesso per analizzare e immagazzinare il contesto. E' metà giugno, in giro non si vede nessuno, ma credo che anche in piena stagione estiva quassù ci sia davvero poco traffico. L'avvicinamento è lungo, sono 700 metri di dislivello da percorrere tutto d'un fiato, l'ultima parte per guadagnare la base dello spigolo è ripida e sembra non finire mai. Già qua si capisce che questa uscita è un viaggio introspettivo dentro se' stessi, siamo fuori dai normali contesti dove si arrampica, a un'abisso di distanza dal Lagazuoi piuttosto che dalle Torri del Sella. La via scorre velocemente, qualche dubbio sul percorso comunque logico fa perdere un po' di minuti ma rimaniamo nei tempi schivando anche la pioggia. In cima allo spigolo ci accoglie il sole, le nuvole scure che ci avevano fatto intimorire se ne sono andate. Siamo sui prati sommitali, non è un caso che ora siamo illuminati da una splendida luce, tra fiori, marmotte e una geologia incredibile. Non è un caso perchè dobbiamo vedere bene cosa ancora le Dolomiti possono dare, un ambiente così selvaggio al punto da sembrare inospitale a pochissimi chilometri dagli impianti da sci e dal traffico insostenibile. Potrei trovare un paragone immediato solo con la zona di Mondeval e Piz del Corvo (Val Fiorentina). Ecco forse allora qua ci si accorge che il tempo potrebbe ancora scorrere lentamente, camminando sul filo di un crinale per andare ad osservare un solitario albero sull'orlo del burrone. La leggenda vuole che qua ci siano le Bregostane, le streghe. Ma posso anche immaginare che non ci voglia molto a suggestionarsi stando qualche ora qua su in cima, magari da soli e con il brutto tempo. E il tentativo di scendere velocemente verso valle è anch'esso un illusione. Scendendo per i ripidi prati verso sud-est si arriva ad una baita appena ricostruita, c'è un montanaro di quelli veri che sta spaccando la legna. Graziano ci invita per un bicchiere, si meraviglia quasi di vedere qualcuno in discesa dopo la via "dal Bregostani". E' giunta l'ora di salutarsi, un po' per scherzo e forse anche un po' no, ci racconta che suo nonno la strega l'ha vista davvero. Infatti....bisogna tenere gli occhi ancora ben aperti, non c'è una comoda mulattiera per scendere ma un sentierino che affaccia su profondi canaloni, occorre fare attenzione. Poi la traccia si fa sentiero più marcato e si ritorna sull'avvicinamento fatto al mattino. Rimarrà comunque ancora in corpo a lungo la sensazione di aver fatto un viaggio dentro la montagna, molto profondo. E nel momento in cui gradualmente si è si assimilato tutto questo, improvvisamente ci si accorge di aver ritrovato se' stessi. Breve relazione: Avvicinamento da Mazzin di Fassa 1372 metri seguendo la strada forestale CAI 580 fino a quota 1720, oltre le cascate del Satcront. Cartello bianco ad un bivio con scritto Soscorza. Ora a destra su sentiero ben marcato, alcune piante con segni di vernice blu. Dopo una ripida salita il sentiero diviene più pianeggiante. C'è un ometto, si sale verso sinistra ripidamente il pendio che porta alla base dello spigolo. Traccia molto incerta nel bosco, si sta sempre a ovest di un canalone tra alberi e massi, ultima parte su terreno più aperto in vista della via. Lo spigolo appare subito molto affilato e verticale, c'è un fix di partenza poco visibile lato canale, che è più idoneo utilizzare come prima protezione. La via è chiodata abbastanza bene, per contro non è sempre facile trovare le protezioni. Si arrampica sempre su terreno verticale ed esposto, il grado V è abbastanza prevalente. In genere i passaggi più difficili sono protetti (fix o chiodi), tranne la partenza del camino a campana del terzo tiro. Qua servono nuts medi e friends grandi (2 e 3) per proteggersi in modo adeguato. Molto utili anche dei cordini aperti per le clessidre che ogni tanto si incontrano. Le soste sono sempre ben attrezzate con fix, chiodi o clessidre, in genere evidenti. La via si capisce che non è molto frequentata, la roccia è buona ma alcuni tratti richiedono attenzione anche alla luce delle protezioni distanti. Il quarto tiro si potrebbe definire quello chiave e il più sostenuto (breve strapiombo, fessura e placca verticale). Il settimo tiro presenta roccia gialla marciotta ma è più facile di quello che sembra. Ultimo tiro (ottavo) con difficile uscita strapiombante dopo un breve diedro, sicuramente V+ anzichè il V- dichiarato. Per raggiungere i prati sommitali è necessario seguire per tracce il crinale, ci sono dei passaggi di III grado per nulla banali su terreno incerto. Per la discesa raggiungere una sella a monte, oltrepassarla fino a guadagnare una quota di circa 2320/2350 metri e affacciarsi verso Sud. Ora individuare la baita di Graziano quota 2180 m e raggiungerla cercando il terreno meno ripido e scivoloso (direzione sud-est). Sotto la baita verso sud si diparte la traccia di discesa, che diventerà sentiero in corrispondenza di una baita più grande a quota 1934 m. Da qua a ritroso fino all'ometto e poi per il percorso effettuato al mattino. Bella arrampicata, indispensabile sapersi muoversi su V grado senza patemi, richiesta pratica nell'uso di protezioni veloci. Considerare l'impegno totale della giornata tra avvicinamento, arrampicata e discesa. Con Gec, che anche questa volta si è fidato delle mie previsioni meteo e della scelta dell'itinerario.
mercoledì 1 novembre 2017
Nuovamente operativi!
giovedì 7 settembre 2017
Incendio a Susano - Falesia parzialmente inagibile
purtroppo l'incendio dell'ultima settimana di Agosto 2017 che ha colpito Monte Pero e le vicinanze della frazione di Susano, ha avuto conseguenze dirette anche sulla falesia. Al momento risultano NON agibili con il materiale in loco le vie "52 Gioca a Muori, Caccia a Ottobre Rosso e Die Hard" in quanto il fuoco ha colpito le catene poste sugli alberi. Provvederò più avanti a risolvere in qualche maniera la situazione, spero in tempi brevi. Oltre a questo un albero caduto impedisce di percorrere la ferrata dal settore basso a quello alto, compromettendo in parte anche l'uscita in catena del Kursk (manca anche il moschettone..). Il mancorrente di corda che porta alla via "Fra la Via Emilia e il West" è bruciato. Per fortuna comunque tutte le vie non sono state colpite dal fuoco, pertanto i danni totali sono limitati. E' meno peggio di quello che sembra. Il settore Alto invece, nonostante il prato alla base sia bruciato, è perfettamente fruibile. Il moschettone sulla via "Toky c'è" è stato rubato già prima dell'estate purtroppo. Oltre a questo vorrei segnalare che nel bosco ci sono parecchi alberi in bilico, idem vale per numerosi sassi che avendo perso i loro appoggi naturali sono pronti a rotolare giù. Credo che un lungo periodo di forti piogge sarà utile per ristabilire gli equilibri sul terreno e a togliere l'odore di bruciato piuttosto forte e disarmante. Le foto a seguito sono eloquenti.
sabato 30 luglio 2016
Sistemazione catene
giovedì 7 aprile 2016
Anche la via più facile...ora ha la sua catena
A fianco, sulla catena della placca, ho inserito un'ancora rossa reduce da una mia via ormai schiodata che non aveva avuto successo a Badolo, dove ora passa l'ultima parte della ferrata prima della cima. Fare solo attenzione, prima di farsi calare, di non essere con il nodo oltre la parte bassa dell'ancora, se no si rischia di aprire la levetta e sfilare la corda (no bello....)
Altri lavori già in corso, come cambio moschettoni alle soste e delle fisse di corda usurate.
Attenzione: zecche in agguato....spray, vestiario adeguato, e controllo a casa....
sabato 26 dicembre 2015
Good Bye Piero, my friend
giovedì 4 dicembre 2014
Escalibur.eu
visto che a Susano non ci vado più molto spesso, almeno sono andato un po' in giro per falesie e pareti a fare un po' di attività...
Seguitemi su Escalibur.eu:
Falesie/Monotiri
http://www.escalibur.eu/it/user/routes/39
Multipitch (aggiornate solo da oggi fino al 2010....mancano ancora tutte quelle fino al 1994...coming soon...)
http://www.escalibur.eu/it/user/multipitches/39
Buone arrampicate a tutti!!
sabato 2 agosto 2014
Pronti, via!
mercoledì 16 luglio 2014
Voglia di ricominciare
Ma ora direi che ci siamo....speriamo in una vita media dell'asse di dieci anni.
Per il resto tutta la falesia necessita di manutenzione. Sulle targhette vanno rifatte le scritte, una catena è da cambiare, al piano alto le piante e l'erba sono cresciute a dismisura con le piogge degli ultimi tempi. Vedrò di fare il possibile, incerti però i tempi dell'intervento.
Anche nel bosco ci sono stati crolli e rotture notevoli di rami e alberi, segno che tutto è in continua evoluzione. D'altra parte l'essere umano non si interessa più dei boschi della zona, nel giro di pochi anni la vegetazione tornerà ad essere impenetrabile e i bei sentieri scompariranno.
Per chi passa, buone arrampicate! Spray per zecche e zanzare e un paio di forbicioni per l'erba sempre a corredo!!
sabato 3 agosto 2013
Living in the jungle!
lunedì 31 dicembre 2012
Ultimo giorno di un lungo anno
domenica 24 giugno 2012
100!
lunedì 14 maggio 2012
Dopo l'inverno
domenica 27 novembre 2011
Prima dell'inverno
sabato 22 ottobre 2011
Concetto di via Lunga a Badolo
Con Walther (SA 730) ci siamo fatti questo viaggio attraverso le arenarie plioceniche, cercando una logica combinazione per percorrere i 110 metri affioranti di parete. Con piacere abbiamo riscontrato che la sicurezza lungo il percorso è ottima; gli itinerari percorsi sono stati tutti recentemente richiodati, tranne il tiro finale che mantiene comunque la buona chiodatura del 1995.
Questo il nostro percorso:
L1: La ferla, 4b, 40 metri (fino alla cengia). Sosta su 2 chiodi.
LT: trasferimento su cengia. Catena di sosta con anello.
L2: Due Tetti, primo tiro, 5c, 22 metri. Catena di sosta con anello.
L3: Due Tetti, secondo tiro, 4a, 12 metri. Sosta su alberi.
LT: trasferimento su sentiero.
L4: Diretta del Fico, 5c+, 18 metri. Uscendo a sx, sosta su 2 chiodi.
L5: Spigolo della Lunetta, 3c, 35 metri. Sosta su 2 chiodi.
Sviluppo complessivo: 127 metri
Materiale necessario:
13 rinvii, discensore, casco, moschettoni a ghiera, 2 fettucce da 60 cm e 2 da 120 cm per le soste e gli ancoraggi su piante degli ultimi tiri.
Note:
Con le gradazioni sono stato forse leggermente largo, ma non credo di tanto. In uscita da L3 c'è un passaggio delicato, comunque ben chiodato.
Alcune foto della via:
https://picasaweb.google.com/109384316873090337750/Badolo22Ottobre2011
mercoledì 27 luglio 2011
Situazione 24 Luglio 2011
domenica 5 giugno 2011
Situazione falesia giugno 2011
La targhetta del "Kursk" è stata tolta per essere riverniciata, ma su questa corta e forse non fortunata via oggi ho fatto un intervento importante. La catena era posizionata alla sommità di un'enorme masso che sta lì dalla notte dei tempi. Era però un po' di tempo che non mi piaceva gravare troppo su questo bel pietrone posto sopra una specie di piano inclinato. Così, dopo aver cambiato le vecchie piastrine di alluminio con nuove inox Kong, ho tolto l'ultimo ancoraggio e la sosta, che ora è posizionata all'inizio del secondo tratto di ferrata. La catena è provvisoria, ma come posizione mi sembra funzionale. La via rispetto a prima ne guadagna un bel passaggio di ristabilmento pinzando il bordo destro del masso, appena sopra l'ultimo fix.
La situazione in generale non è male, le vie abbastanze pulite e la giungla contenuta, grazie anche alla primavera secca appena conclusa. Ho notato anche che qualcuno viene ad arrampicare a Susano, e questo mi fa piacere perchè ciò contribuisce a tenere il posto "vivo".